Nel Quaderno dell’antiriciclaggio n. 28, pubblicato dalla UIF il 27 maggio 2025, viene esaminato il ruolo delle cosiddette buffer companies (imprese filtro) all’interno di complessi schemi di frode fiscale. Queste entità si collocano in una posizione intermedia tra le imprese cartiere, prive di sostanza economica, e quelle pienamente operative, svolgendo una funzione di interposizione che rende più difficile l’identificazione dei beneficiari effettivi delle operazioni illecite.
Lo studio propone la costruzione di un indicatore sintetico per individuare tali imprese, basato su variabili economico-finanziarie estratte dai bilanci e da caratteristiche strutturali. Tra i fattori considerati emergono il valore aggiunto operativo, la velocità di rotazione del capitale circolante, la produttività per addetto e il livello di accesso al credito bancario. Sebbene condividano con le imprese cartiere alcuni tratti distintivi, come una redditività contenuta e una rapida rotazione degli attivi, le imprese filtro si distinguono per dimensioni medie superiori, produttività relativamente più elevata e maggiore interazione con il sistema bancario.
L’analisi empirica si basa su un dataset di Segnalazioni di Operazioni Sospette (SOS) riferite al decennio 2013–2023, da cui sono state selezionate 39 imprese filtro con comportamenti illeciti accertati. L’indicatore sviluppato, denominato BCCI – Buffer Companies Composite Indicator, è costruito mediante regressione logistica, combinando variabili economico-finanziarie con elevata capacità discriminante tra imprese filtro e altre tipologie societarie.
Le componenti chiave dell’indicatore comprendono il rapporto tra capitale circolante e ricavi, che esprime la velocità del ciclo finanziario, la produttività per dipendente come misura dell’efficienza operativa, e la presenza nella Centrale dei Rischi (CR), che riflette l’accesso al credito bancario e la struttura dell’indebitamento. I pesi assegnati alle singole variabili non sono arbitrari, ma derivano dai coefficienti stimati nel modello, calibrato su un campione di imprese filtro e su un gruppo di controllo. Tali coefficienti rappresentano il contributo statistico di ciascuna variabile alla probabilità che un’impresa rientri nella categoria delle buffer companies.
L’indicatore consente di attribuire a ciascuna impresa un punteggio sintetico di rischio, utile alle funzioni antiriciclaggio degli intermediari per effettuare lo screening preliminare. Lo studio evidenzia come le imprese filtro tendano a mostrare un ciclo di capitale più breve, un rapporto costi/ricavi prossimo all’unità, una maggiore produttività e un ricorso selettivo al credito bancario, delineando un profilo “anfibio”, a metà strada tra le imprese cartiere e quelle realmente operative.



